La rivoluzione digitale – per televisioni, carta stampata e mondo ecclesiale – pur nella sua magnitudine, ha ancora molte pagine da scrivere. E forse l’intuito di un santo mancato quattro secoli fa potrebbe suggerirci più di una strada da intraprendere. Le dimensioni dell’ascolto, della formazione e della ricerca della verità al centro dell’intervento del presidente dell’Associazione WebCattolici Italiani (WeCa) Fabio Bolzetta al convegno “Tutto appartiene all’amore” tenuto da UCSI, IUSVE e ISRE, con il patrocinio di WECA, nella Basilica del Santo a Padova, sabato 28 gennaio per celebrare i 100 anni dalla proclamazione di san Francesco di Sales come patrono dei giornalisti.
Di fronte alla rivoluzione copernicana del digitale, il presidente WeCa ha rilanciato la proposta di un «terzo tempo per il giornalismo». «Dopo il primo tempo inteso come quello della produzione del servizio giornalistico, un secondo inteso con la sua pubblicazione e la condivisione – ha caldeggiato Bolzetta – serve un terzo tempo per ascoltare, confrontarsi, riflettere e avviare un circolo virtuoso per portare a migliorarsi e a migliorare il prodotto, con l’obiettivo della ricerca della verità».
Il digitale come canale d’ascolto, dunque, cruciale anche per la carta stampata, che troppo a lungo ha visto nel web solo un’altra modalità di destinazione dei propri contenuti. «È stato mai contaminato il cartaceo del digitale? – si è domandato Bolzetta – Ha mai cambiato sé stesso?».
«San Francesco di Sales, a quattro secoli di distanza, può essere oggi un modello di comunicatore anche nel digitale?». Il confronto con il patrono dei giornalisti parte da quello dei media con cui aveva a che fare allora: «Il giovanissimo apostolo, con la sua testimonianza e evangelizzazione, ha conquistato un grande seguito che oggi definiremmo di followers. Volantini e manifesti, allora. Grafiche e social, oggi. Senza mai togliere l’importante al coltivare la relazione e l’incontro».
Foto: IUSVE