Giorni di formazione e approfondimento per WeCa in tutta Italia, tra le nuove frontiere dell’Intelligenza artificiale e la pastorale della comunicazione in un mondo completamente trasfigurato dal digitale.
Domenica 15 settembre WeCa – nella persona del suo social media strategist, Andrea Canton – è intervenuta a Reggio Emilia, nell’Oratorio diocesano “Don Bosco”, al percorso di formazione “Li mandò a due a due” per coordinatori di attività pastorali, il “team ministerialità” chiamati a partecipare «strutturalmente al discernimento e all’animazione pastorale» nelle comunità. L’intervento, rivolto ai coordinatori della comunicazione, ha avuto come titolo “Per chi comunico?” e ha fotografato i grandi cambiamenti che i nuovi strumenti di comunicazione digitale hanno impresso nelle nostre società e nelle nostre comunità cristiane. Le nuove possibilità tecnologiche, ma anche la grande mole di contenuti a cui ogni giorno siamo esposti, hanno sostenuto le tendenze individualistiche che ci possono portare, alla lunga, a un maggiore isolamento e a uno sgretolamento dei legami comunitari. È possibile però invertire la rotta con forme di comunicazione più emozionali e capaci di rinsaldare le relazioni: virtuale e reale non sono mondi distinti, dato che digitale e analogico fanno parte dell’unica realtà che tutti noi viviamo, una realtà in cui oggi, sempre più, sono necessarie voci che annuncino il Vangelo.
Sempre domenica 15 settembre – alle ore 18 – WeCa ha fatto sentire la sua voce nella parrocchia di san Giacomo Apostolo a Mandriola di Albignasego, Padova, nella tavola rotonda “Intelligenza artificiale. Intelligenza umana. Intelligenza della fede. Sfide e opportunità”, in occasione della festa patronale. Oltre a padre Giorgio Bonaccorso, monaco benedettino e docente all’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova e a Christian Marcolin, imprenditore e Presidente dell’Associazione Spiritus Mundi, ha preso la parola anche Andrea Canton, social media strategist di WeCa. Quest’ultimo ha sfatato alcuni miti legati all’intelligenza artificiale: non una “creatura” separata dall’uomo ma uno strumento – sempre più potente e versatile – basato su calcoli probabilistici in virtù di una mole sconfinata di dati che l’umanità ha prodotto una volta imboccata la strada della digitalizzazione. Più che temere le macchine, insomma, la società dovrebbe vigilare, anche con il suo potere legislativo, sull’utilizzo che gli uomini possono fare di questi strumenti per il tornaconto di pochi a scapito del bene di tutti.