Il Messaggio del Papa per la 52ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, “‘La verità vi farà liberi’ (Gv 8,32). Fake news e giornalismo di pace”, ha riscosso interesse anche in ambienti estranei alla Chiesa per la sua portata comunicativa. Ma qui ci interessa sapere quello che pensano i presidenti delle associazioni aderenti al Copercom. Pubblichiamo oggi (29 gennaio) alcune riflessioni che colgono aspetti e peculiarità del testo papale, aiutandoci così a comprenderlo meglio e a valorizzarlo.
“Le parole di Papa Francesco ci interpellano profondamente a reagire alla logica perversa della falsità e della sete di potere che domina spesso l’informazione contemporanea veicolata dalla Rete”, afferma don Adriano Bianchi, presidente di Acec (Associazione cattolica esercenti cinema) e Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici). “Essere ‘custodi delle notizie’ con la responsabilità di garantire la dignità delle persone ci deve spronare non solo a far bene il nostro lavoro quotidiano di giornalisti e comunicatori, ma anche a denunciare le storture di un mondo senza regole e di monopoli economici, come quello che governa il web mondiale”. Per don Bianchi “non si potrà mai recuperare un’etica rispettosa della dignità dell’uomo senza una legislazione internazionale fondata sul principio di legalità, attenta ai cittadini, rispettosa delle istituzioni e giusta nei modelli di business che la governano”. Il Papa “ci spinge ad andare oltre. A rischio c’è la verità sull’uomo, figlio di Dio, e la pace come corretta e armonica dinamica del nostro vivere sociale”.
“‘Se la via d’uscita dal dilagare della disinformazione è la responsabilità, particolarmente coinvolto è […] il giornalista, custode delle notizie’. ‘Sed quis custodiet ipsos custodes’ (Giovenale, Satire [VI, 48-49]). Nell’efficace e delicata immagine del ‘giornalista custode delle notizie’ offerta dal Papa – osserva la vice presidente Sandra Costa – l’Aiart (Associazione italiana ascoltatori radio e televisione) si sente interpellata a ‘custodire i custodi stessi’. Come? Attraverso la promozione di un’informazione eticamente sostenibile: l’‘essere sul pezzo’, ossia seguire in modo assiduo e critico le notizie che circolano nei media; formare il fruitore di notizie, il cittadino mediale, che, nei social media, è responsabile in prima persona di quanto diffonde. Innescare” dunque “un circolo virtuoso generato dal sentirsi corresponsabili nell’aprire ‘vie di comunione e di pace’”.
“La comunicazione – così Giuseppe Desideri, presidente dell’Aimc (Associazione italiana maestri cattolici) – è un punto cardine della nostra società ed è un elemento che da sempre ha inciso profondamente sulla vita sociale. Molteplici sono i modi d’intendere la comunicazione: dalle parole alle immagini, dagli scritti ai comunicati a distanza, dalla comunicazione digitale online ai social tutti implicano, in ogni caso, la possibilità di trasmettere messaggi tra diversi interlocutori; per questo è importante non sminuire alcuna forma di comunicazione, apprezzando le innovazioni e non dimenticando che, tradizionali o no, ogni forma di comunicazione è base fondamentale del processo di sviluppo in cui si è inequivocabilmente coinvolti”. “La comunicazione – prosegue Desideri – necessita di strumenti e procedure, cui attenersi per conseguire la massima efficacia possibile, e di profondo e attento discernimento. Obiettivo prioritario è veicolare contenuti autentici, rispondendo a criteri di organicità, coerenza, trasparenza, tempestività”. L’appello del Papa, “a promuovere relazioni libere tra le persone, ascolto reciproco e ‘lasciarsi purificare dalla verità’ realizzando un ‘giornalismo di pace’, è per ogni credente imperativo categorico da cui non è possibile derogare”.
Secondo Matteo Truffelli, presidente dell’Azione cattolica italiana, “si coglie con chiarezza tra le righe del Messaggio la centralità che Francesco attribuisce all’educare alla verità, che, come ci ricorda il Papa, significa nel concreto educare a discernere, a valutare bene i desideri e le inclinazioni che si muovono dentro di noi e intorno a noi, per non ritrovarsi fragili, permeabili alla malevolenza e alla menzogna”. Con Francesco “diciamo che la falsità va sempre smascherata e denunciata, ma non ci deve spaventare. Ciò che conta è coltivare sempre l’unico antidoto possibile: promuovere e costruire il bene, rifuggendo da ciò che tende ad isolare, dividere, contrapporre ad ogni costo”. Nel dialogo, conclude Truffelli, “si costruisce insieme, perché dialogo è confronto vero che rinuncia a ridurre tutto a un ‘mi piace’ postato sui social, dialogo è promessa reciproca di verità”.
“Non vi è forse nessun campo, come quello riguardante la difesa della vita, in cui gli esperti delle fake news hanno avuto modo di esercitarsi”, spiega Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la vita. “Dagli inesistenti mostri per la diossina di Seveso allo storico allarme per il milione di aborti clandestini (impossibili anche semplicemente dal punto di vista demografico) con cui si pretese di giustificare l’approvazione della 194 in Italia, fino all’articolo del 16 gennaio del 2018 di ‘Repubblica’, intitolato spudoratamente: ‘Così la legge 194 ha fatto crollare gli aborti in Italia’ e con un catenaccio ancor più spudorato: ‘Quarant’anni di un diritto’ (inesistente). In mezzo la polemica che dura da anni sulla presunta carenza di medici non obiettori che ostacolerebbe il ricorso all’IVG (interruzione volontaria di gravidanza, ndr), inutilmente smentita dallo stesso governo”. Le fake news, sottolinea Gigli, “si servono spregiudicatamente anche dell’antilingua: nutrizione e idratazione assistite diventano artificiali, mentre la fecondazione artificiale si trasforma in procreazione medicalmente assistita. L’utero in affitto diviene maternità altruistica, mentre l’effetto abortivo precoce delle pillole dei giorni dopo che impediscono l’annidamento dell’embrione in utero viene derubricato a ‘contraccezione di emergenza’”. Insomma “una menzogna pervasiva, con cui asservire le coscienze e omologare tutto al pensiero dominante. Se davvero è solo la verità che può renderci liberi, allora rispetto alla menzogna è necessario un supplemento di formazione e informazione che solo la Chiesa può e deve fornire”.
“Ricerca della verità, capacità di costruire il bene e di esprimerlo; responsabilità, ponderazione dei desideri e delle inclinazioni; fiducia, fedeltà, affidabilità, libertà interiore, capacità di ascolto. Papa Francesco, nel ripercorrere le tante prerogative positive che caratterizzano l’essere umano e lo rendono capace di comunicazione autentica – sostiene suor Paola Fosson, presidente di Paoline Onlus –, invita tutti alla vigilanza costante per non lasciarsi impigliare nella logica della disinformazione, che tutto distorce, appiattisce e demonizza; invita al coraggio del discernimento per contrastare le falsità e smascherare le molteplici e camuffate forme di male; invita al senso di responsabilità, che sfocia in proposte educative che abilitano a conoscere il contesto comunicativo”. Ma le parole del Papa “sono soprattutto un invito per ciascuno a sperimentare in noi stessi la verità, appoggiando la propria vita sulle solide basi della verità di Dio, per non cadere, per mai smettere di lasciarci ‘purificare dalla verità’, per essere persone capaci di rifiutare le falsità, di costruire relazioni libere, di comunicare quel bene che genera fiducia e apre alla comunione e alla pace”.
Vania De Luca, presidente dell’Unione cattolica stampa italiana, ricorda che “ai temi delle fake news e del giornalismo di pace l’Ucsi ha già dedicato analisi e dibattiti, sia attraverso incontri sul territorio a cura delle Ucsi regionali che attraverso la rivista ‘Desk’, che, dopo i numeri sul racconto giornalistico del lavoro e delle migrazioni, uscirà nel 2018 con approfondimenti sui temi della giustizia e della città”. “Accogliamo” dunque “con favore i nuovi spunti offerti dal Messaggio di questa Giornata mondiale edizione numero 52, che ci stimola e ci incoraggia a proseguire il nostro cammino”. “La logica della disinformazione, così come quella dell’opportunismo strumentale – aggiunge De Luca –, non ci appartengono, mentre ci provoca l’idea di essere custodi delle notizie e cercatori di verità, per contribuire alla costruzione di un sano tessuto comunitario e di una democrazia al servizio del bene comune. Scelte controcorrente, in tempi in cui l’attenzione prioritaria è per la velocità nella diffusione di notizie e per un’audience a volte suscitata più dalla curiosità che dalla sostanza delle cose”. “La ricerca onesta della verità, il rispetto delle persone, le possibili strade di un giornalismo orientato a costruire la pace”, rimangono per l’Ucsi “i capisaldi non solo di un’attività quanto piuttosto di una identità”.
“Il Messaggio di Papa Francesco – evidenzia Rita Marchetti, vice presidente di Weca (Webmaster cattolici italiani) – tocca un tema centrale nel dibattito pubblico attuale. Da più parti è stato affermato che senza la vittoria di Trump o il referendum sulla Brexit il tema delle fake news non avrebbe avuto l’enfasi che sta avendo. Indipendentemente da come la si pensi, ciò che conta è che abbiamo l’opportunità di riflettere sul ruolo che i media hanno sulle nostre vite e sul nostro rapporto con la realtà”. Per Marchetti “non possiamo esimerci dall’apprendere le logiche che governano le piattaforme che quotidianamente frequentiamo e dalla maturazione di una seria riflessione sulle responsabilità che ognuno di noi si assume nel momento in cui condivide contenuti online. In quanto noi stessi produttori di contenuti e non soltanto consumatori, abbiamo un’enorme responsabilità nei confronti della verità, rispetto alla quale dobbiamo educare ed educarci a un sano discernimento”.