All’inizio del primo sussidio dell’Anno liturgico 2018-2019, con le parole del prefazio I dell’Avvento è posta in evidenza la duplice prospettiva in cui è incluso questo tratto di tempo salvifico. Facciamo memoria, infatti, della venuta del Verbo incarnato «nell’umiltà della nostra natura umana» certi che egli «verrà di nuovo nello splendore della gloria». Questo tempo di salvezza permea l’esistenza del singolo credente e della Chiesa tutta. Entrambi desiderano affrancarsi dalle pesantezze della vita quotidiana, entrambi anelano a recuperare una serenità di fondo che sembra dissolta dalla diffusa precarietà sociale. Tuttavia, le nebbie dell’autunno dell’anima non manifestano soltanto opacità e confusione. Esse annunciano, pur velatamente, l’avvicinarsi del Sole invitto, Cristo Gesù, che a Natale rinasce nel cuore di ciascuna persona pronta ad aderire alla volontà del Padre.
È trascorso ormai un anno durante il quale molti hanno attraversato prati ridenti e paesaggi incantevoli. Il panorama non è stato però sempre idilliaco. Sentieri impervi ci hanno messo in difficoltà, ci hanno costretto a prendere coscienza dei nostri limiti. I successi non sempre bilanciano i fallimenti, i dolori talora insidiano la gioia e il piacere di vivere. Immersi e quasi schiacciati da una folla anonima, rischiamo di non trovare il porto della pace nell’ambito familiare e nel contesto del lavoro quotidiano. Non c’è, tuttavia, condizione di vita che sia destinata a durare per sempre. Solo Cristo è stato ieri, è oggi e sarà domani. È il nostro Salvatore, la via da percorrere, la verità da assorbire totalmente, la vita da riscoprire ogni giorno e condividere nello splendore della gloria perché in Lui anche noi siamo figli di Dio.
Il sussidio aiuta clero e fedeli a prendere coscienza dell’agire liturgico. Siamo chiamati a vivere, in ogni celebrazione, nella duplice dimensione storica e insieme escatologica. Il cammino dell’Avvento si compie sotto la guida di Isaia e di Giovanni il Battista, della vergine Maria e del suo sposo san Giuseppe. Preziosa come perla del Regno è poi la testimonianza degli evangelisti Luca e Matteo.
Nell’avvicinarci alla vetta natalizia, l’Avvento esige un impegno solidale in tutte le comunità. Si sceglieranno, come prima di una salita in montagna, gli attrezzi più idonei, si potranno sperimentare innovazioni già collaudate in esperienze positive. È in quest’ottica che possono risultare preziose le indicazioni del presente sussidio, che, a partire dalla proclamazione, ascolto e venerazione della Parola di Dio, ci invita a valorizzare con sapienza i “santi segni” della liturgia della Chiesa. Vivere l’Avvento è farne emergere la ricchezza nelle molteplici e differenti manifestazioni del quotidiano, tra il già e il non ancora, profondamente radicati nella concretezza del presente umano e totalmente aperti alla presenza di Dio. In quest’ultima esperienza troveremo il nostro futuro.
Stefano Russo
Segretario Generale della CEI