di Andrea Tomasi
Apparentemente il Messaggio del Papa per la 51° Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali si rivolge agli operatori della comunicazione, come un contributo alla ricerca di uno stile comunicativo aperto e creativo.
Comunicare con la logica della “buona notizia”. Cioè dotarsi degli occhiali giusti per leggere la realtà senza lasciare al male il ruolo del protagonista. Occhiali che permettano di vedere i segnali d’amore tracciati, anche nelle vicende più dure, da chi sa farsi prossimo, con cuore capace di coinvolgersi personalmente, di costruire con pazienza, senza lasciarsi abbattere.
Ma consideriamo attentamente le osservazioni iniziali.
“La tecnologia della comunicazione diffonde notizie capillarmente e moltissime persone possono condividerle istantaneamente.”
Nella comunicazione di oggi, attraverso le tecnologie, ognuno di noi è contemporaneamente “ricevitore” di notizie e “trasmettitore”, diffusore di notizie ricevute o create in proprio.
La comunicazione contemporanea ha il grande potere di potenziare gli occhiali di cui ognuno è dotato fino a raggiungere i luoghi più lontani, i dettagli più nascosti, ma può anche cedere alla tentazione di costruire la realtà a proprio gradimento. Di produrre o di censurare le notizie. Può macinare il pane buono, o può ottundere la mente riempiendola di crusca, facendo sì che il cervello dell’uomo sia distolto dalla realtà.
Il Messaggio quindi può essere letto non solo come un invito ai comunicatori, ma come una sollecitazione a chi le notizie le riceve. Anche chi “legge” le notizie deve dotarsi degli occhiali giusti, deve evitare la tentazione di lasciare che il pessimismo e la disperazione prevalgano, e che la coscienza sia anestetizzata dalla rete. L’invito ad avere occhi per veder germogliare il seme della “buona notizia” è rivolto a tutti. E’ rivolto a tutti l’appello a discernere, tra le tante notizie, quelle che sono “buone notizie” intessute di speranza. Trovare il filo della Buona Notizia in mezzo al dramma della storia è compito che riguarda tutti, “canali viventi” della comunicazione che diffonde fiducia e speranza.
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