“Le famiglie tendono spesso a sovrarappresentare i rischi del web. Hanno molta paura, sono timorose di quello che potrebbero fare i ragazzi online. Ma a ciò non corrisponde una capacità educativa altrettanto elevata”. Lo ha detto Pier Cesare Rivoltella, docente di Tecnologie dell’educazione all’Università Cattolica, in occasione della presentazione del rapporto Cisf “le relazioni familiari nell’era delle reti digitali”, oggi, a Roma. Lo studio segnala “sei tipologie diverse di famiglie”, “contraddistinte da maggiore o minore capacità di tenuta educativa: da una parte, le famiglie che tendono a proteggere in maniera particolare i figli; dall’altra parte, le famiglie lassiste che lasciano fare i ragazzi”. Il docente ha sottolineato anche una “mancanza di corrispondenza tra rappresentazione del rischio e intervento educativo”. “Le paure principali dei genitori sono legate all’incidenza dei media sui disturbi di qualsiasi tipo che potrebbero sorgere piuttosto che all’adescamento in rete – ha spiegato Rivoltella -. Il problema è che in relazione a questa sovrarappresentazione ci si aspetterebbe una maggiore presenza degli adulti, invece non c’è. Il controllo poliziesco non coincide con la capacità educativa. Spesso controlla chi non è capace di intervenire. Il controllo risponde alla preoccupazione ma non produce effetti educativi”.
Fonte: www.agensir.it