La crisi già imperante dell’editoria, resa ancora più difficoltosa con il Covid-19, è stata tra i temi dell’incontro di formazione “Il giornalismo e la comunicazione digitale post Covid”, svoltosi giovedì 26 gennaio all’Università Lumsa di Roma e organizzato da Associazione WebCattolici Italiani (WECA), Federazione dei Settimanali Cattolici Italiani (FISC) e Unione Cattolica della Stampa Italiana (UCSI) con Ucsi Lazio.
Con il Covid-19, insomma, il giornalismo già in crisi è stato messo di fronte anche a problemi prima inesistenti o non così gravi, come ha evidenziato Agnese Pini, Direttrice de “La Nazione”. «Siamo nel pieno di una rivoluzione industriale – ha spiegato – e la crisi si innesta lì dove tantissime, troppe, realtà non riescono a reggere il passaggio ad un’informazione digitale». Un problema che però «riguarda tutti, perché la chiusura delle testate rappresenta una sconfitta per la democrazia del Paese». Per ripartire e ricominciare, soprattutto dopo la pandemia, per la Pini «è necessario tornare ad informare, fare cultura, formare cittadini consapevoli e non aver paura di sbagliare». Secondo la direttrice de “La Nazione”, infatti, «il giornalismo ha commesso tanti errori con la pandemia, soprattutto su come raccontarla», ma qui entra in gioco «il concetto tanto necessario quanto difficile della verità, reso ancora più complicato da qualcosa, come la pandemia, che non conosciamo». Bisogna dunque fare informazione «con umiltà e senso del limite», con la consapevolezza di «avere in tasca la verità con la “v” minuscola, dunque mai perfetta» e «facendosi guidare dal limite del buon senso».
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