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Il Vangelo è ancora attuale? Sì! Ma… Linguaggio e comunicazione al centro

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24 Gennaio 2024
Il Vangelo è ancora attuale? Sì! Ma… Linguaggio e comunicazione al centro

di Andrea Canton, Fonte: Difesa del Popolo

Il linguaggio della Scrittura, pur essendo di estrema attualità, registra fatica a raggiungere le persone. Spesso, anche nella predicazione, l’annuncio è ridotto a norma e giudizio morale. Oppure a solo contenuto intellettuale…

La Chiesa parla. Il mondo ascolta? Fenomeni in controtendenza: da una parte una sempre più diffusa riscoperta del sacro, dall’altra non solo un calo della partecipazione alla tradizionale pratica religiosa, ma la percezione che la voce della Chiesa sia sempre meno rilevante, sempre meno incisiva, sempre meno ascoltata. E se fosse un problema di linguaggio, di incomunicabilità e difficoltà di traduzione tra chi oggi annuncia il messaggio di Cristo e chi sarebbe propenso a riceverlo? È questo uno dei quesiti posti dai giovani che hanno preso parte agli appuntamenti a cura della Facoltà Teologica del Triveneto dal titolo: “Serve la Chiesa? I giovani interpellano, i teologi rispondono”. La domanda, posta nel corso di uno degli incontri al biblista don Andrea Albertin, è già un piccolo trattato: perché è così difficile trovare delle modalità e dei linguaggi correnti per comunicare il messaggio del Vangelo che pur appare così attuale in questo tempo? I giovani hanno aggiunto poi che ci sono esempi concreti di come «pratiche e aspetti propri del cristianesimo vengano riletti e ricercati in chiave attuale», portando l’esempio dello yoga e della meditazione; ma spesso, «per semplicità, anche nella predicazione, l’annuncio del Vangelo viene ridotto a norma, talvolta a giudizio morale. Ancora troppo poco si mostra la riscoperta della narrazione che tocca le emozioni favorendo una comprensione attiva e non solo noetica della Parola».

«È solo questione dei mezzi comunicativi più recenti? – si è domandato don Andrea Albertin – O forse sono le strategie a renderci più “correnti”? Ma cosa rende così attuale il Vangelo ancora oggi?». Per il biblista la contemporaneità della Parola di Dio è anche da ricercare in alcuni elementi del Nuovo Testamento, come la scelta di Gesù di comunicare in parabole che implicano una presa di posizione da parte di chi ascolta, l’impostazione delle lettere paoline che partono sempre dal vissuto di chi legge e persino gli «effetti speciali» dell’Apocalisse, che «coinvolge e immerge in modo multimediale». Il linguaggio che sta alla base della Parola di Dio è connotato dal simbolismo, che non significa che non sia storico, ma che «descrivendo qualcosa indica di guardare anche oltre», per «accompagnare a riconoscere il senso degli eventi», per vedere come «dentro i fatti mondani della storia si sta realizzando qualcosa di divino». Allo stesso tempo, la Bibbia riporta alla vita quotidiana dell’epoca, nella quale rivediamo la nostra quotidianità, ma è anche capace di inculturazione con tutte le culture, comprese quelle odierne. Altra forza del linguaggio biblico è la capacità di trasformare il presente e di guardare oltre, verso i misteri escatologici. Il contesto linguistico odierno è invece molto diverso: «Il linguaggio tecnico-scientifico descrive, lavora sul binomio causa-effetto, causa-diagnosi, dimentico della dimensione olistica tipica del narrativo. È un linguaggio tipico dell’ambito biomedicale intento a ricercare la causa della malattia, perciò stesso non apre alla polisemia». Un linguaggio rapido e conciso, che però si apre anche alla dimensione della corporeità – riscoperta dallo yoga e da nuove pratiche – spesso rimossa dalla Chiesa per un «esagerato pudore nei suoi confronti». Ma quali sono le cause di questa separazione? Per don Albertin le radici del problema risalgono all’illuminismo: «La Chiesa è andata sempre più a rimorchio dei linguaggi delle epoche, invece di provare a sperimentare». Illuminismo, romanticismo e i loro successori hanno «stravolto la dimensione antropologica del racconto orale». Per reazione, dunque, la «Chiesa si è rifugiata nella dimensione morale più che preoccuparsi di curare una visione umana della persona». E così ha perso la capacità di narrare.

Fabio Bolzetta, anchorman di TV2000 e docente universitario, è presidente dell’associazione WeCa-WebCattolici Italiani che nel 2023 ha compiuto vent’anni. «Linguaggi correnti per comunicare il Vangelo? Difficile, ma non impossibile». Bolzetta fotografa i limiti strutturali, come l’assenza, tramite le agenzie tradizionali di educazione, di un percorso di educazione ai media, eppure, «basta guardare come anche a livello internazionale vi siano esperienze e testimonianze di giovani capaci di annunciare il Vangelo nel digitale». La testimonianza autentica che parte dalla propria vita personale è l’elemento vincente se coniugato a creatività e innovazione. Bisogna però tenere conto dei «filtri» dei social che non si limitano agli effetti sulle fotografie, ma al loro modo di filtrare la realtà rimuovendo degli aspetti ed estremizzandone altri. Bolzetta cita il nuovo libro di Edoardo Mattei, I Vangeli narrano il digitale, che tenta di ancorare le categorie della teologia al digitale: «Dobbiamo essere noi a traghettare questo messaggio nell’oceano del web, che in ambito cattolico è composto da troppe isole e pochi arcipelaghi. A noi il compito di creare ponti. Il 17° capitolo delle conclusioni del Sinodo è interamente dedicato ai missionari digitali, dei quali viene riconosciuto l’impegno e la necessità di fare rete».

Continua la lettura sul sito della Difesa del Popolo

 

 

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