Social e Bugie: Dal pettegolezzo alle Fake News – quarta parte
di Andrea Tomasi
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Il criterio principale che la rete offre per valutare la credibilità – di un sito, di una notizia, di una opinione – è fino ad oggi quello del consenso: se molte persone condividono l’accesso e approvano il contenuto, questo è considerato credibile. Il sito enciclopedico wikipedia ha contribuito all’ affermazione di tale principio, ponendolo alla base del suo modello cooperativo di realizzazione dei contenuti. Una conseguenza pratica sulla pubblicazione in rete è quella di orientare chi produce contenuti a “catturare” l’attenzione del visitatore fin dalle prime battute, per ottenere la sua permanenza e migliorare la propria visibilità. Questo aspetto dipende anche dalla capacità tecnica di adattare i contenuti alla pubblicazione sui vari supporti di lettura, che sempre più spesso sono tablet e smartphone.
Si può facilmente osservare che il criterio che unisce credibilità e consenso, consenso e visibilità in rete prescinde da due aspetti che usualmente consideriamo fondamentali: il giudizio di verità e l’autorevolezza di chi garantisce.
L’ autorevolezza è messa in crisi anche dall’ “orizzontalità” della rete: la facilità di produrre contenuti e la valutazione effimera del successo ottenuto con il numero di “like” induce all’ autoreferenzialità e alla convinzione che ognuno è in grado di affermare la propria opinione come verità, ovvero che non esistono verità, ma soltanto opinioni.
Pur accettando il fatto che in un tempo come il nostro, caratterizzato da pluralismo culturale, la verità venga percepita attraverso molteplici sfaccettature, se ci limitiamo a voler ottenere informazioni corrette e credibili possiamo attenerci ad alcuni principi e ricorrere ad alcuni strumenti adeguati allo scopo.
Il punto di partenza può essere riassunto in due termini: consapevolezza e discernimento.
La premessa indispensabile per ricercare la verità dei fatti e delle notizie non può che essere quella di maturare un atteggiamento critico. Il che non significa coltivare il dubbio continuo e sistematico sulla verità delle cose, ma evitare la creduloneria, l’accettazione istintiva di quello che la rete diffonde. Si tratta di far crescere, con proposte educative, una cultura della rete che applichi il criterio del discernimento.
Nell’ambito giornalistico la verifica delle notizie prima della pubblicazione è una vera e propria attività, che prende il nome di fact checking. I principi fondamentali sono utili anche per una verifica personale: risalire sempre alle fonti e controllarne la serietà e fare controlli incrociati per trovare conferma in fonti alternative che riportano la stessa notizia.
Adattati all’ambiente della rete, aiutano i lettori a verificare una notizia virale, un sito web sospetto, una citazione su Wikipedia o le dichiarazioni dei politici. Il controllo può essere fatto con l’impostazione del testo su un motore di ricerca, o attraverso una delle sempre più numerose piattaforme che supportano la verifica. Un pizzico di attenzione è in genere sufficiente per mettersi in allerta;
le notizie false hanno alcuni tratti comuni: il titolo clamoroso, il contenuto che racconta fatti inverosimili, senza riferirne il contesto – data, luogo, persone coinvolte – che permetterebbe un facile controllo.
Inoltre molti siti che pubblicano notizie false sono già noti al pubblico e spesso le notizie false vengono periodicamente rilanciate. Viceversa, molte delle affermazioni che circolano in rete possono essere ritrovate, o smentite, consultando siti ufficiali di provata affidabilità. Ad esempio il sito dell’enciclopedia Treccani, che costituisce una fonte primaria di maggior autorevolezza rispetto a wikipedia, o il sito vatican.va per tutte le citazioni del Papa.
I suggerimenti appena esposti possono essere condensati in un decalogo, proposto in rete dall’ associazione factcheckers:
- CONTROLLA SEMPRE L’INDIRIZZO WEB
- LEGGI LA SEZIONE “CHI SIAMO”
- CERCA LA SPUNTA “BLU” SUI PROFILI SOCIAL
- DIFFIDA DEI TITOLI URLATI
- RISALI ALLA FONTE PRIMARIA
- CERCA SEMPRE ALTRE CONFERME
- VERIFICA LA DATA E LE LOCALITA’
- ASSICURATI CHE NON SIA UNO SCHERZO
- ATTENTO AI FOTOMONTAGGI
- PENSA PRIMA DI CONDIVIDERE
Due brevi considerazioni finali.
Anche per le notizie false, come per altri fenomeni che troviamo nei social, non ci sarebbe diffusione “virale” senza la rete e senza persone che se ne fanno ripetitori. La raccomandazione a riflettere prima di condividere i contenuti è quanto mai opportuna.
I luoghi comuni, le “leggende metropolitane”, le “bufale” circolano da sempre, ben prima dell’epoca della rete, perché le persone tendono a preferire il sensazionalismo, e credono alle stranezze che contraddicono la realtà. Un esempio noto, diffuso da più di 100 anni, è l’affermazione “il calabrone in base alle leggi della fisica non potrebbe volare, ma lui non lo sa e vola ugualmente”. Ci sono poi frasi e detti che sono particolarmente graditi, perché ricchi di contenuto spirituale, che vengono riferiti a personaggi che ci sembrano coerenti con il messaggio trasmesso. E’ questa la sorte della “Preghiera semplice” attribuita a San Francesco, o alla esortazione “Essere felici” attribuita a papa Francesco. Almeno in questi casi possiamo parlare di “bufale” positive.