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Il prof. Andrea Tomasi, consigliere di WeCa e docente di Informatica per le discipline umanistiche all’Università di Pisa, è stato intervistato da Verona Fedele sul tema dell’intelligenza artificiale (AI), prendendo spunto dalla recente Nota della Santa Sede Antiqua et nova. Tomasi ha evidenziato come l’AI stia trasformando ogni aspetto della nostra esistenza, rendendosi ormai pervasiva nella quotidianità. Tuttavia, per affrontare questa rivoluzione senza timori o entusiasmi eccessivi, la chiave è la conoscenza: serve comprendere il senso delle trasformazioni in atto e le loro implicazioni.
AI: strumento o minaccia?
Tomasi sottolinea che l’AI non è autonoma: è l’uomo a deciderne l’uso e i fini. Tuttavia, richiama il monito di Geoffrey Hinton, secondo cui non si può impedire a individui malintenzionati di impiegarla per scopi dannosi. Se l’AI può supportare l’essere umano in molti ambiti, dalla medicina alla ricerca, non può sostituire la coscienza, la responsabilità e la creatività proprie della persona. La vera sfida è garantire che la tecnologia rimanga un mezzo al servizio dell’uomo e non il contrario.
Il ruolo della Chiesa e la centralità della persona
La Chiesa, attraverso documenti come Antiqua et nova, ribadisce la necessità di preservare la dignità umana e di governare la tecnologia con criteri etici. Secondo Tomasi, la rapidità dell’innovazione porta spesso a focalizzarsi sugli strumenti, trascurando l’impatto antropologico e sociale. Il rischio è che l’essere umano perda il senso della propria umanità, riducendosi a ciò che è capace di produrre, con una conseguente crisi di significato.
Educazione e discernimento nell’era digitale
Un altro aspetto cruciale riguarda l’educazione. Tomasi avverte della necessità di sviluppare un pensiero critico nelle nuove generazioni, nate nell’era digitale. Il pericolo della manipolazione delle informazioni, con fenomeni come i deep fake, richiede una maggiore sensibilità alla verifica delle fonti e un’educazione che promuova un “sano distacco” dalla tecnologia. È essenziale imparare a usare il digitale senza esserne dominati, riscoprendo la centralità delle relazioni umane e della spiritualità.
La lezione di Romano Guardini
Infine, Tomasi richiama il pensiero di Romano Guardini, teologo e filosofo veronese, che già nel secolo scorso aveva intuito le sfide del rapporto tra uomo e tecnologia. La vera governance dell’AI, suggerisce Tomasi, dovrebbe fondarsi su una visione dell’uomo prima ancora che su regolamenti tecnici, ponendo al centro la dignità della persona e la responsabilità morale.
In definitiva, l’AI è una realtà potente, ma il suo impatto dipenderà dalle scelte umane. Solo una tecnologia governata con saggezza e orientata al bene potrà essere davvero al servizio dell’uomo e della società.
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