(da Rimini) “Nella società globale accanto a straordinarie opportunità, incrementate dallo sviluppo delle tecno-scienze, emergono anche nuovi rischi di omologazione, di esclusione, di smarrimento, di sfiducia. Anche di un ‘io’ che si annulla nell’omologazione dell’uso improprio di quella grande risorsa positiva che offerta dal web”. Il monito è del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che collegato in video dal Quirinale, è intervenuto questa mattina alla sessione inaugurale del Meeting di Rimini.
“Libertà e democrazia richiedono, per rafforzarsi, un retroterra vivo di partecipazione, autonomia di organizzazione sociale, conoscenze diffuse in modo da alimentare una cultura ricca di creatività, trama di coesione, rispettosa delle reciproche differenze”, ha aggiunto Mattarella, per il quale “il primo dei presupposti della libertà sta proprio nella coscienza della persona. E nella possibilità di un suo sviluppo integrale”. Parlando di libertà il Presidente ha ricordato come questa sia “un bene indivisibile tra le donne e gli uomini di ogni continente. Ci rendiamo conto di quanto la mancanza di libertà o la perdita di essa in altri luoghi del mondo colpisca la nostra coscienza e incida sulla comune convivenza nella sempre più integrata comunità mondiale”.
Riferendosi al tema del Meeting di Rimini, “Il coraggio di dire io”, Mattarella ha affermato che “la libertà autentica” è quella “capace di piantare solide radici, di coltivare la vocazione all’incontro e al rispetto. La libertà, per essere tale, deve misurarsi con la libertà degli altri. Non perché la libertà degli altri rappresenti un limite alla nostra ma perché – al contrario – la libertà di ciascuno si accresce e si consolida con quella degli altri, si realizza insieme a quella degli altri. La libertà cresce – ha sottolineato – nella coscienza personale di ciascuno e vive insieme a quella di chi ci sta vicino, nella costruzione della coscienza comune. L’io responsabile e solidale, l’io che riconosce il comune destino degli esseri umani, si fa pietra angolare della convivenza. E, nella società civile, della società democratica”.
Da qui il richiamo al Covid-19, i cui effetti hanno seminato morte e provocato “una crisi ancor più pesante delle altre di questo primo scorcio di millennio”. “Ci siamo scoperti più fragili di quanto credevamo. Abbiamo compreso con maggiore chiarezza di aver bisogno del sostegno degli altri. Abbiamo fatto esperienza del dolore, della paura, della solitudine. Ma nella comunità abbiamo trovato risorse preziose, decisive per far sì che le nostre speranze, le nostre aspirazioni non venissero sradicate e potessero ancora trovare conferma e sviluppo”.