Il presidente della Commissione sull’AI per l’informazione, unico italiano nel Comitato AI dell’Onu, all’incontro conclusivo del corso di educazione digitale promosso da alcuni uffici del Vicariato. All’uomo resta la responsabilità di «prendere le decisioni»
Le nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale offrono indubbiamente un enorme potenziale per il progresso e l’innovazione. Tuttavia, come ogni strumento potente, possono essere utilizzate per il bene o per il male. «Non vanno demonizzate, vanno usate e sperimentate, ma bisogna chiedersi quali sono le conseguenze» del loro utilizzo, che deve sempre essere consapevole e responsabile. Bisogna «porre molta attenzione a quello che si fa e a come lo si fa. Il grande tema oggi è quello di mettere dei guardrail etici a questi sistemi».
Il suggerimento arriva da padre Paolo Benanti, docente della Pontificia Università Gregoriana, presidente della Commissione sull’intelligenza artificiale (AI) per l’informazione e unico italiano nel Comitato sull’AI delle Nazioni Unite. Il francescano è intervenuto ieri sera, 3 aprile, nella Sala Poletti del Vicariato per l’ultimo appuntamento del corso di educazione digitale “Dal sito parrocchiale al Metaverso”, pensato per esplorare le frontiere del web in chiave pastorale. Un’iniziativa sinergica degli Uffici per le comunicazioni sociali, per la pastorale giovanile e per la pastorale del tempo libero, del turismo e dello sport del Vicariato, in collaborazione con l’Associazione WebCattolici italiani (WeCA), rivolta a sacerdoti, religiosi, laici impegnati e volontari, per un confronto arricchente e una visione digitale inclusiva.