di Pasquale Gallo
con Rosa Iaquinta, Professoressa a contratto di Didattica e Pedagogia Speciale
Professoressa, come ha vissuto il passaggio dalla didattica svolta esclusivamente in presenza alla didattica a distanza? Quali sono i suoi ricordi?
Il passaggio dalla didattica in presenza a quella a distanza ha colto impreparati gli insegnanti, i quali hanno dovuto rivedere le tecniche, i tempi e i modi del “fare scuola”. Anche i contenuti disciplinati hanno richiesto una diversa strutturazione per poter essere trasmessi e aderire alla varietà delle forme di fruizione di chi apprende. Tuttavia, dopo un primo momento di disorientamento, causato dalla necessità di affrontare l’inedita modalità ho ristrutturato i contenuti delle lezioni tenendo conto delle variabili che intervenivano nella didattica a distanza. Per quanto mi riguarda l’aspetto che più di altri ha richiesto una maggiore attenzione è stata l’assenza fisica degli studenti nella classe, la cui presenza rappresenta un feedback importante durante lo svolgimento di ogni attività didattica. Pertanto, ho adattato le strategie comunicative in funzione del diverso setting.
Ritiene di aver modificato il suo modo di insegnare?
L’azione didattica non rappresenta una modalità granitica, una volta appresa la “tecnica” questa rimane inalterata per tutta la vita professionale. Ogni giorno il docente si trova ad operare in un contesto umano sempre nuovo, in ragione della diversità e molteplicità delle situazioni che alunni e studenti portano nella classe. Pertanto, pur mantenendo una impalcatura consolidata dall’esperienza, il mio modo di insegnare considera le variabili del contesto e, quindi, la modalità didattica subisce variazioni a seconda delle necessità della classe.
Considerando la sua esperienza, quali sono i punti di forza della Didattica Aumentata Digitalmente?
I ragazzi apprendono utilizzando una molteplicità di canali e la didattica aumentata digitalmente rappresenta una possibilità significativa e valida per riuscire a coinvolgerli utilizzando gli strumenti di apprendimento tradizionali integrati con quelli tecnologici. In questo modo viene stimolata non solo la loro dimensione cognitiva, ma anche quella visuale, logica, emotiva e relazionale. Il ricorso alla Didattica Aumentata Digitalmente ha il vantaggio di suscitare una maggiore partecipazione attiva degli studenti, nessuno escluso.
Quali, invece, le difficoltà che ha incontrato e/o che incontra svolgendo attività didattiche a distanza in ambito accademico?
La didattica a distanza non rappresenta la modalità migliore in assoluto, essa è una tipologia che ha bisogno di accompagnarsi alla didattica in presenza per poter essere veramente efficace. Anche in ambito accademico l’insegnamento è relazione. La dimensione educativa e formativa è incentrata sullo scambio duale.
L’età degli studenti rappresenta certamente un dato significativo di cui tener conto, e gli universitari non sono al riparo dai rischi insiti in una didattica che vive attraverso lo schermo. Le difficoltà maggiori sono rappresentate dalla difficoltà del docente di rispondere significativamente ai bisogni degli studenti.
Come la media education e la media literacy favoriscono il suo approccio con il digitale?
La Media Education potenzia alcune abilità ritenute oggi indispensabili, quali l’accesso, la valutazione e la produzione di una varietà di formati usati per comunicare. Il processo di alfabetizzazione (Media Literacy) è invece un processo più impegnativo che richiede l’uso critico delle conoscenze sviluppate dalla Media Education. Ritendo che il digitale rappresenti una risorsa indispensabile, che è molto presente nel mio lavoro, perché consente l’utilizzo di linguaggi differenti che possono essere integrati tra loro a condizione di una adeguata conoscenza tanto della ME quanto delle ML.
Rispetto al passato, ritiene che si possa pensare ad attività svolte esclusivamente in modalità blended in ambito accademico?
Sono state sperimentate già da diverso tempo attività accademiche condotte in modalità blended i cui risultati hanno fatto registrare diverse positività. Ritengo che tale modalità didattica sia valida a condizione di una adeguata progettazione formativa e di percorso, che bilanci i momenti dell’incontro in presenza con quello a distanza.
Tenendo conto della sua esperienza e delle sue ricerche, come può il digitale influire positivamente sull’apprendimento e sul futuro delle giovani generazioni?
Le ricadute positive del ditale sull’apprendimento risiede nella capacità dei giovani di dotarsi di uno spirito critico. Per poter giungere al possesso della capacità di analizzare e valutare criticamente e per proteggersi, quindi, dall’uso inconsapevole del digitale i giovani hanno necessità di ricevere una educazione sempre ricalibrata sulle infinite e sofisticate possibilità che le risorse digitali immettono incessantemente nella realtà.