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Maria e la Preghiera, con la Pontificia Academia Mariana Internationalis

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26 Maggio 2021
Maria e la Preghiera, con la Pontificia Academia Mariana Internationalis

 

Si chiude il mese di maggio, il mese in cui si intensifica la recita del Rosario, antica preghiera di intercessione a Maria che unisce magistralmente le vette del pensiero teologico alla profonda saggezza della pietà popolare, soprattutto quest’anno, nel quale papa Francesco ha indetto una “maratona di preghiera” in tutti i santuari mariani del mondo per la fine della pandemia.

Il nuovo Tutorial WeCa, realizzato in collaborazione con la PAMI, Pontificia Accademia Mariana Internazionale e condotto dal suo presidente padre Stefano Cecchin, riflette, dalla prospettiva unica dei comunicatori, sull’origine e l’attualità di questa preghiera.

«Anticamente la liturgia era tutta in latino, proprietà esclusiva di chi sapeva leggere e scrivere – racconta padre Cecchin nel tutorial – quindi, per il popolo di Dio, bisognava trovare altre forme di preghiera. Sono nate tante devozioni, molte “corone”, tra cui anche la Corona del Rosario». Il senso profondo di questa devozione è tutto scritto tra le pagine del Vangelo: «Come credenti seguiamo le orme di Cristo, conosciamo la vita di Cristo, meditiamo la vita di Cristo. E noi sappiamo che Cristo è stato donato al mondo per mezzo di Maria. La Chiesa ci dice che Maria è la chiave per comprendere il mistero di Cristo e della Chiesa. È per questo, dunque, che noi abbiamo questa preziosa preghiera del Rosario, con la quale meditiamo tutti i misteri della vita di Cristo e possiamo rivivere, risentire, ricordare, fare nostra, imitare, la vita di Gesù e di Maria».

Padre Cecchin fa notare un elemento sotto gli occhi di tutti ma che in pochi sanno: «Al centro esatto della preghiera dell’Ave Maria c’è il nome di Gesù: ce lo ricordano grandi predicatori come san Bernardino da Siena e san Giovanni da Capestrano. Il nome di Gesù è al centro dell’Ave Maria perché Maria vuole portarci a Lui». La preghiera diventa dunque occasione per ritornare a Cristo e alla sua vita, «modello per la vita in questo mondo».

Il comunicatore cattolico ha dunque compito ben preciso: «Deve far capire come il Rosario non sia una preghiera del passato, ma è una preghiera sempre viva, un dono che Dio ci fa per essere uniti a Lui. Possiamo pregare il Rosario sempre, in strada, al lavoro, sull’autobus, mettendo al centro Gesù». Dappertutto: «Come credenti non possiamo dividere il Sacro dal profano. Gesù è con noi sempre, è colui che ci aiuta, e Maria è colei che ci conduce a Lui perché possiamo vivere bene la nostra vita».

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