La Cyber Security – la cosiddetta sicurezza informatica – è sempre più importante non solo per salvaguardia di siti internet e caselle di posta, ma anche per l’incolumità dei cittadini, la salute pubblica e persino degli apparecchi elettromedicali che tengono alcuni di noi in vita.
La Cyber Security è la condizione in cui il cyberspazio risulti adeguatamente protetto grazie ad efficaci misure di sicurezza fisica, logica e procedurale in grado di contrastare eventi di natura volontaria o accidentale idonei a provocare il blocco di sistemi informativi con conseguente distruzione, alterazione e trasmissione indebita di dati.
Considerata la pervasività delle nuove tecnologie nella vita di ciascuno, oggi la cyber security è un argomento che deve interessare non soltanto gli addetti ai lavori ma tutti noi, affinché le opportunità rappresentate dalle nuove tecnologie restino tali e non si trasformino in minacce. Infatti, anche l’utilizzo dei social media e della posta elettronica, deve avvenire in linea con opportune procedure di sicurezza per far sì che le nostre informazioni rimangano al sicuro dall’attacco di eventuali malintenzionati.
Per accostarsi alla prevenzione dei rischi cyber non sono necessarie particolari conoscenze tecniche ed è sufficiente allenare la propria mente a percepire una minaccia intangibile, e quindi molto spesso trascurata, attraverso l’adozione di determinati comportamenti.
E se le nuove tecnologie riguardano tantissime categorie di individui, una tra le più interessate dai rischi legati al cyberspace è proprio quella dei sacerdoti. I sacerdoti sono persone che nel loro apostolato quotidiano, soprattutto nell’attuale periodo di pandemia, da un lato utilizzano tantissimo i social media, le mail, le piattaforme di video-conferenza e dall’altro, nell’ambito del loro servizio, vengono spesso a conoscenza di delicate informazioni personali relative ai propri fedeli.
Ad esempio, immaginiamo un padre che accompagna spiritualmente un soggetto che, cambiando città, vuole continuare a confidarsi con lui tramite i social network.
Oppure, consideriamo tutte le situazioni in cui una persona in difficoltà, per trovare conforto sceglie di condividere la propria esperienza via mail con un sacerdote.
E pensiamo a cosa potrebbe succedere, se magari questo sacerdote smarrisse il suo cellulare e lo stesso, non protetto da un codice di blocco, restasse liberamente connesso ai profili social.
Sono situazioni normali, che potrebbero capitare a chiunque, eppure abbiamo il dovere di porci il problema, perché un comportamento incauto potrebbe provocare la divulgazione di informazioni riservate potenzialmente dannose per la persona interessata.
Ma c’è un’ottima notizia! Siamo sulla buona strada, perché diversi Sacerdoti iniziano a seguire presso le Università Pontificie, appropriati corsi di approfondimento per comprendere in profondità i rischi collegati al digitale. Ed in merito, si auspica, in un futuro non troppo lontano, di arrivare anche a strutturare la formazione specifica, intendendola come uno strumento al servizio e a tutela di un apostolato universale e oltre i confini fisici, prevedendo degli approfondimenti di cyber security già nei seminari e nei noviziati.
Di seguito, si riporta un’utile lista di “Cyber consigli”, per iniziare a compiere la propria “Cyber-igiene” quotidiana.
Consiglio numero uno: foto, video, allegati e link sono tra i vettori di attacco maggiormente utilizzati dagli attaccanti informatici per compromettere i dispositivi. Pertanto, si deve evitare di cliccarli e/o di scaricarli soprattutto quando provengono da persone sconosciute.
Consiglio numero due: qualora si ricevano messaggi e/o chiamate da qualcuno che invita a fare delle operazioni sul computer o chieda la password di accesso, magari spacciandosi per un tecnico del gestore telefonico, non fidarsi ed eventualmente verificare l’autenticità della chiamata contattando direttamente il call center del gestore.
Consiglio numero tre: cambiare periodicamente (ad esempio ogni tre mesi) la password di accesso ai propri accounts avendo cura di scegliere per ogni account una password differente ed utilizzando per PC, tablet e cellulare sempre uno specifico codice d’accesso, che consentirà di salvaguardare tutte le informazioni qualora si dovesse smarrire il dispositivo.
Consiglio numero quattro: non trascrivere mai su quaderni o altri supporti cartacei le credenziali per l’accesso ai dispositivi e agli accounts.
Consiglio numero cinque: non connettersi mai a reti sconosciute o pubbliche (aeroporti, ristoranti, etc.) e, qualora ciò risultasse proprio necessario, prestare la massima attenzione, evitando di trattare e condividere informazioni sensibili.
Consiglio numero sei: è sconsigliato l’utilizzo di chiavette USB provenienti da altre persone poiché possono contenere e trasmettere contenuti dannosi per il proprio PC.
Consiglio numero sette: scaricare “app” provenienti soltanto da fonti attendibili. Ad esempio, se scaricate l’applicazione per leggere la Bibbia, assicuratevi che provenga da una fonte certificata.
Consiglio numero otto: mantenere sempre i dispositivi aggiornati ed utilizzare un software antivirus.
Consiglio numero nove: effettuare la disconnessione dai vari accounts al termine di ogni sessione e non memorizzare mai le credenziali di accesso. Soprattutto si deve evitare di scambiare informazioni particolarmente sensibili tramite i social network e via mail e qualora questo non fosse possibile o direttamente controllabile, prevedere periodicamente la cancellazione dei messaggi, onde evitare di lasciare le informazioni in modo permanente.
Consiglio numero dieci: non sempre vi sono la possibilità ed il tempo necessario per adottare le dovute precauzioni. Gli attaccanti informatici ne sono ben consapevoli e approfittano proprio di questa situazione. Nel dubbio, astenersi dal compiere azioni di cui non si è sicuri, poiché potrebbero compromettere in maniera irreversibile i dispositivi e le proprie ed altrui informazioni. Se l’adozione delle misure sicurezza dovesse sembrare particolarmente onerosa, porsi la seguente semplice domanda: “Uscirei mai di casa lasciando la porta aperta?”.
Testo: Marco Russo