Come provare a utilizzare il digitale per vivere le relazioni con la propria comunità? Nel tutorial di questa settimana vogliamo riflettere su questo tema, parlando in particolare di Instagram.
Si tratta di una piattaforma molto nota, che dopo il grande successo riscosso tra i giovani, da qualche tempo è sempre più usata anche dagli adulti. Oggi sono molte le persone che curano il proprio profilo su Instagram, sia per il tempo libero, sia per condividere le proprie passioni o per fare conoscere il proprio brand.
Ma può essere utile anche nel contesto pastorale? Per il sacerdote incaricato della pastorale giovanile, Instagram può essere una buona occasione per organizzare e far conoscere le proposte educative e magari avviare un dialogo con i giovani?
Sono certamente domande molto importanti, che richiederebbero una riflessione articolata; oggi vogliamo esplorare alcune possibilità, facendo qualche esempio:
- Una prima possibilità offerta da Instagram è quella tenere informati i giovani rispetto alle iniziative dell’oratorio e della pastorale giovanile diocesana. I giovani non leggono spesso le mail e sarebbe impossibile usare Whatsapp o altri servizi di messaggistica per aggiornarli sulle attività pastorali. Il modo più semplice è quello di realizzare dei post su Instagram, frequentato quotidianamente da adolescenti e giovani. Con una semplice immagine, magari un’infografica, possiamo raggiungere velocemente molti parrocchiani che potrebbero essere interessati a “non perdersi” le nostre proposte (@doveabiti).
- Una seconda possibilità, lega il social all’obiettivo di documentare il percorso realizzato insieme: in questa logica è possibile sfruttare le storie di Instagram, soprattutto quelle messe in evidenza. È infatti una pratica molto diffusa quella di salvare alcune delle proprie storie di Instagram e di raccoglierle per aree tematiche. Le foto dei campi scuola, i momenti di gioco in oratorio, le proposte di volontariato per i più grandi e molto altro potrebbero essere raccolti e messi a disposizione di tutti; visivamente, nel proprio profilo, appena sotto la nostra presentazione, si possono vedere delle icone che documentano le nostre attività, suddivise per tematiche (@nuovi.orizzonti).
- Non è questo l’unico modo di sfruttare le storie di Instagram; con le brevi sequenze di video o di immagini arricchite da testi, infatti, è possibile rivolgersi direttamente ai propri followers e così favorire l’interazione con i giovani. Ad esempio, si può chiedere di ricondividere nelle proprie storie i contenuti preparati dal servizio di pastorale, consentendo di ottenere la maggiore visibilità possibile; oppure si può proporre di rispondere a un veloce sondaggio. Ovviamente le risposte non possono essere particolarmente articolate, ma possono offrire ai referenti della Pastorale Giovanile l’occasione di raccogliere il punto di vista dei giovani. Questo è già un passo importante per avviare un dialogo che parta dall’ascolto dei propri interlocutori (@donAlbertoRavagnani).
- Un’altra possibilità può essere quella di accompagnare i giovani nel loro percorso personale. Rimanendo coerenti con il linguaggio tipico della piattaforma, si può pubblicare periodicamente un’immagine evocativa, magari accompagnata da una riga di testo, per far sì che i giovani si lascino interpellare personalmente dalla Parola. Sarà difficile che ci rispondano direttamente sotto il nostro post, ma senza dubbio qualcuno potrà essere trovare anche su Instagram un “buon nutrimento” per il cammino personale. (@donmarcoferrari92)
- Tramite Instagram resta possibile contattare direttamente un destinatario specifico, esattamente come in un qualsiasi servizio di messaggistica. Se è importante l’ascolto, allora non dobbiamo dimenticare che i giovani parlano di se stessi anche sui social; ascoltarli prendendo visione dei loro profili e delle loro storie, e magari ogni tanto reagire ai loro contenuti con un’emoji o anche con due righe di testo può essere un modo per iniziare un dialogo.
- Non solo, possiamo anche di rivolgerci al nostro territorio di riferimento per sostenere il senso di comunità. Con questa finalità è stato realizzato il progetto di Humans of Rizzo (@humansofrizzo). Il nome ricorda la celebre esperienza di Humans of New York, ma in questo caso l’esperienza ha interessato un quartiere della città di Novara; Instagram è stato utilizzato per avviare una narrazione condivisa tra tutte le persone del quartiere. Ogni settimana è stato pubblicato un post con l’immagine di una persona del quartiere fotografata in un luogo ritenuto particolarmente significativo; la breve storia che accompagnava tale immagine è servita per spiegare a tutti il motivo della scelta fatta. Per dirla con la voce di una protagonista, Humas of Rizzo è stata un’occasione per portare le relazioni nel digitale e dal digitale alla vita quotidiana.
- Per le sue caratteristiche, Instagram può essere efficace anche per offrire contenuti di qualità a tante persone, per partecipare alla produzione culturale del nostro tempo, anche tramite delle dirette video. Ad esempio, possono essere occasione per dare forma a reti educative, magari dando proprio la parola alle persone di riferimento del territorio (un dirigente scolastico, il parroco); e che cosa potrebbe accadere se il sacerdote responsabile della pastorale giovanile intervistasse anche qualche giovane influencer del territorio? Di certo tutti i video realizzati possono essere raccolti e costituire un archivio di contenuti che “hanno il profumo del vangelo” (@davide.banzato)
Questi sono solo alcuni spunti che abbiamo voluto condividere. La cosa che li accomuna è la presenza costante di quella che possiamo chiamare una “call to action”. I giovani sono protesi al “fare” e una delle caratteristiche del digitale è la partecipazione: ricordiamoci di sfruttarla bene!