Tecnologie di comunità.
Questo il titolo di un testo uscito qualche anno fa per i tipi di Morcelliana. Cosa si intende per tecnologie di comunità?
L’autore, il professor Pier Cesare Rivoltella ordinario di Didattica e Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, parte da un’idea controintuitiva, ovvero quella delle tecnologie intese come collante e connettore di relazioni: una risorsa per ricostruire i legami, per costituire la comunità.
Ad un primo sguardo, infatti, il ruolo delle tecnologie sembrerebbe disgregante, capace solo di tenerci isolati l’uno dall’altro.
Ma in che modo possiamo ripensare – in chiave positiva – il ruolo della tecnologia e dei media?
I media digitali, con la loro portabilità, sono migrati nella nostra vita e quasi non ci accorgiamo di averli: mediano la nostra memoria, la nostra esperienza e le nostre relazioni.
Tenere insieme e favorire il contatto sono gli aspetti centrali della terza età del media che stiamo vivendo, denominata appunto come l’età delle tecnologie di comunità.
Attraverso di esse è possibile “cucire i lembi di una comunità ai diversi livelli: familiare, gruppale e territoriale”.
In pastorale questo è fondamentale: grazie alla tecnologia c’è la possibilità di aumentare la visione comunitaria, di vivere la comunità anche fuori dagli incontri organizzati o dai momenti formali deputati, in senso stretto, alla vita ecclesiale.
Ecco che il costrutto di tecnologie di comunità diventa una valida cornice per impostare il lavoro pastorale, considerando il valore aggregante e socialmente denso delle tecnologie: come ben evidenzia l’autore, esse non sono strumenti che creano distanza ed esercitano una pressione verso l’isolamento delle persone, ma rendono la comunità distribuita (pur nell’unità) capace di mettere in comune le proprie risorse e competenze.
A questo costrutto, significativo per il tempo che viviamo, si associa la figura del tutor di comunità: un professionista che conosce i media, che è capace di essere animatore della comunità (utilizzando le tecniche e gli strumenti dell’animazione sociale) e che allestisce piattaforme di scambio e regola la comunicazione. Un buon auspicio per vivere panchine digitali e panchine presenziali.
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