L’ultima enciclica di Papa Francesco, “Dilexit Nos”, anche se non direttamente incentrata su tematiche legate ai media, può essere letta come una profonda riflessione sulla comunicazione nell’era digitale. Soprattutto ponendo particolare attenzione al rapporto tra tecnologia e dimensione umana.
< “L’algoritmo all’opera nel mondo digitale”, scrive il Papa, “dimostra che i nostri pensieri e le decisioni della nostra volontà sono molto più ‘standard’ di quanto potremmo pensare. Sono facilmente prevedibili e manipolabili. Non così il cuore.”
È una considerazione quella del Papa, che va al cuore della sfida comunicativa. Nell’era dell’intelligenza artificiale, il Santo Padre sottolinea come per salvare l’uomo siano necessari la poesia e l’amore, elementi che nessun algoritmo potrà mai replicare. Parole del cuore… non parole di macchine!
Il documento non vuole demonizzare però la tecnologia digitale: propone piuttosto una “sintesi del Cuore”: un’integrazione “sapienziale” tra la dimensione digitale e quella più profonda della comunicazione umana. Questa sintesi deve avvenire, per il credente, all’interno del rapporto personale ed ecclesiale con Cristo.
Nella “Dilexit Nos” il papa ci ricorda inoltre i rischi di una società “dominata dal narcisismo e dall’autoreferenzialità”, dove ci muoviamo come “consumatori seriali che vivono alla giornata, dominati dai ritmi e dai rumori della tecnologia, senza molta pazienza per i processi che l’interiorità richiede.”
Ma come si collegano queste considerazioni alla dimensione spirituale?
Il punto di partenza è il Cuore di Cristo, presentato come il centro di comunicazione dell’amore divino. Come scrive Santa Margherita Maria Alacoque, citata nell’enciclica, è un amore che “non potendo più contenere in sé stesso le fiamme del suo ardente Amore, sente il bisogno di diffonderle”. È questa un’immagine potente che ci porta al cuore della vera comunicazione.
Il Cuore viene così presentato come il luogo della comunicazione intima tra Dio e l’uomo, il punto dove si manifesta il “per noi” di Dio-Amore, un amore che si dona . Un amore che si fa gesti concreti, così come furono concreti i gesti e le parole dello stesso Gesù.
Questa concretezza dell’amore divino di cui parla l’enciclica diventa modello per ogni forma di comunicazione autentica.
La dimensione interpersonale della comunicazione emerge allora come naturale conseguenza: il dialogo diventa vero solo se è “da cuore a cuore”. Non vi è comunicazione autentica senza che il cuore umano, riempito dell’amore di Cristo, ne diventi lo spazio di azione. È il calore dell’amore divino che deve alimentare le nostre relazioni affinché siano vere e sincere.
Questa comunicazione ha inoltre una naturale dimensione missionaria. Come si legge al numero 210 del documento: “Parlare di Cristo, con la testimonianza o la parola, in modo tale che gli altri non debbano fare un grande sforzo per amarlo, questo è il desiderio più grande di un missionario dell’anima”.
Non si tratta – questo è chiarissimo nella lettera del Papa – di una questione tecnica o strategica, ma di una “necessità difficile da contenere”, spinta dal desiderio di condividere la bellezza dell’incontro con Cristo.
L’enciclica ci offre così una visione integrata della comunicazione, dove il digitale non viene rifiutato ma ricondotto alla sua giusta dimensione: uno strumento che deve essere animato dal cuore. La sfida è mantenere “caldo e vivo” lo stile e il contenuto della comunicazione, alimentandolo dall’unico fuoco capace di scaldarlo veramente: l’Amore di Dio.
Come dice il profeta Geremia, citato nel documento: “Nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo”. È questa urgenza comunicativa che dovrebbe caratterizzare la nostra presenza anche nel mondo digitale: non una comunicazione fredda e algoritmica, ma una testimonianza viva dell’amore che abbiamo ricevuto.
L’enciclica diventa così non solo una riflessione sulla comunicazione, ma un invito a ripensare tutta la nostra azione comunicativa – anche quella digitale – come espressione autentica del Cuore di Cristo, capace di toccare i cuori di chi incontriamo, online e offline.
Testo: don Paolo Padrini