I videogiochi rappresentano sempre più un settore “serio” ed economicamente rilevante sia nel mondo della rete, sia in quello dello spettacolo.
Alcuni titoli costano – e incassano – molto di più dei kolossal di Hollywood. Generano migliaia di posti di lavoro, fenomeni, mode, competizioni. Milioni di persone che su Youtube e Twitch si divertono a guardare altre persone che giocano.
I videogiochi non sono – solo – un passatempo per giovani. Le statistiche ci dicono che sono milioni gli adulti – soprattutto maschi e tra i 20 e i 50 anni, che giocano. E proprio come non tutti i programmi televisivi e non tutti i film sono adatti ai bambini – sia per complessità, che per presenza di eventuali “temi forti”, c’era bisogno di un modo per aiutare genitori e nonni, anche i meno esperti, a capire quale videogioco può andare bene per i ragazzi.
La soluzione c’è, e funziona molto bene, se solo la si riconosce.
PEGI è il Pan European Game Information – sistema paneuropeo di informazione sui giochi, è usato e riconosciuto in tutta Europa e in altri paesi del mondo, come Israele, ed è sostenuto “con entusiasmo” dalle istituzioni dell’Unione Europea. Questo sistema, sviluppato dall’Interactive Software Federation of Europe e presente dal 2003, si basa su delle semplici etichette, riconoscibili da chiunque. Oggi andiamo alla loro scoperta.
Proprio come per le etichette su formaggi, vini e carne, anche queste etichette ci permettono di capire molto sul tipo di gioco che noi – o i nostri figli – vanno ad acquistare.
E dato che sta aumentando di molto – grazie a Playstation Store o Steam – il mercato virtuale dei videogiochi – non si va più in un negozio per comprare un disco, ma si scarica – ricordiamo come queste etichette siano visibili sia nelle copie fisiche, che nelle schermate degli “store” virtuali”.
Oggi vedremo i due tipi di etichette: le età per giocare e le etichette “descrittive” dei temi potenzialmente sensibili che vengono trattati nei giochi. Queste etichette non tengono conto delle difficoltà dei giochi: ci sono giochi coloratissimi platform, con pupazzi e musichette inoffensive, che sono difficilissimi da giocare, mentre vi sono giochi vietati ai minori, pieni di violenza, scene sessuali e parolacce che invece sono assai semplici da finire.
PEGI 3 – Il contenuto dei giochi a cui è assegnata la classificazione PEGI 3 è ritenuto adatto a tutti i gruppi di età. Il gioco non deve contenere rumori o immagini che possano spaventare i bambini piccoli e può contenere forme di violenza molto lieve se inserite in un contesto comico o accettabile agli occhi di un bambino. Non devono essere presenti espressioni volgari.
PEGI 7 – I giochi che contengono scene o rumori che potrebbero spaventare rientrano in questa categoria. In un gioco classificato PEGI 7 sono accettabili forme di violenza molto lievi (implicita, non dettagliata o non realistica).
PEGI 12 – In questo gruppo di età rientrano i videogiochi che mostrano una violenza leggermente più esplicita rivolta a personaggi di fantasia e/o una violenza non realistica rivolta a personaggi dall’aspetto umano. Possono essere presenti allusioni o atteggiamenti sessuali e le espressioni volgari non devono essere forti. Anche il gioco d’azzardo, così come si presenta normalmente nella vita reale, nei casinò o nelle sale da gioco, può essere presente (ad esempio giochi di carte a cui, nella vita reale, si giocherebbe per soldi).
PEGI 16 – Questa classificazione si applica quando la violenza (o l’attività sessuale) descritta raggiunge un livello simile a quello della vita reale. Il linguaggio scurrile nei giochi classificati PEGI 16 può essere più estremo e in questa classificazione possono anche rientrare contenuti relativi al gioco d’azzardo e all’uso di tabacco, alcol o droghe illegali.
PEGI 18 – La classificazione per soli adulti si applica quando la violenza raggiunge un livello tale da diventare rappresentazione di violenza grave, di omicidi senza apparente movente o di violenza nei confronti di personaggi indifesi. Anche l’esaltazione dell’uso di droghe illegali e l’attività sessuale esplicita dovrebbero rientrare in questa categoria. Comprare un videogioco PEGI 18 per un ragazzino di dieci anni è come fargli vedere un film di Tarantino. Decisamente sconsigliato.
I descrittori di contenuto PEGI
Ora osserviamo altre etichette, che ci parlano dei temi trattati dai singoli giochi.
VIOLENZA – Il gioco contiene atti di violenza. Nei giochi classificati PEGI 7, può trattarsi soltanto di violenza non realistica o non dettagliata. I giochi classificati PEGI 12 possono includere la violenza in un contesto di fantasia oppure violenza non realistica su personaggi dall’aspetto umano; invece, i giochi classificati PEGI 16 o PEGI 18 presentano una violenza più realistica.
PAROLACCE – Il gioco contiene un linguaggio scurrile. Questo descrittore può essere trovato nei giochi classificati PEGI 12 (linguaggio poco scurrile), PEGI 16 (ad esempio imprecazioni a sfondo sessuale o blasfemia) o PEGI 18 (ad esempio imprecazioni a sfondo sessuale o blasfemia).
PAURA – Questo descrittore può apparire sui giochi classificati PEGI 7 nel caso in cui essi contengano immagini o suoni in grado di spaventare o impaurire i bambini piccoli, oppure sui giochi PEGI 12 se presentano suoni raccapriccianti o effetti horror (ma senza contenuti violenti).
GIOCO D’AZZARDO – Il gioco contiene elementi che incoraggiano o insegnano a giocare d’azzardo. Queste simulazioni si riferiscono ai giochi d’azzardo che si praticano normalmente nei casinò o nelle sale da gioco. I giochi con questa tipologia di contenuti sono PEGI 12, PEGI 16 e PEGI 18.
SESSO o NUDITA’ – Questo descrittore di contenuto può accompagnare una classificazione PEGI 12 se il gioco include allusioni o atteggiamenti a sfondo sessuale. In caso di contenuti ancora più crudi ed espliciti, può accompagnare titoli destinati a giocatori con più di 16 o 18 anni.
DROGHE – Il gioco si riferisce a/o mostra l’uso di sostanze stupefacenti illegali, di alcol o di tabacco. I giochi con questa tipologia di descrittore di contenuto sono sempre PEGI 16 o PEGI 18.
DISCRIMINAZIONE – Il gioco contiene raffigurazioni di stereotipi di carattere etnico, religioso, nazionalistico o di altra natura che potrebbero fomentare l’odio. Ovviamente, questi titoli non invitano alla discriminazione – altrimenti gli autori del gioco commetterebbero un reato e il titolo verrebbe bloccato – ma trattano il tema, magari parodiando ferocemente il razzismo di alcuni. Questa tipologia di contenuto è sempre ristretta a una classificazione PEGI 18.
GIOCO ONLINE – Questo descrittore spiega come sia possibile, a partire dal gioco, collegarsi on line per sfidare altri giocatori in ogni parte del mondo. Di per sé non c’è nulla di disturbante, ma nelle chat – scritte o vocali – di un qualsiasi gioco on line, pensiamo a Fifa o a Fortnite – si possono sempre trovare persone aggressive, con linguaggio scurrile, minacce… o peggio ancora. Questa etichetta ci avverte.
ACQUISTI NEL GIOCO – Questo è l’ultimo “bollino” introdotto da Pegi nel 2018. Ed è forse il più attuale. Sempre più giochi, infatti, devono gran parte dei loro incassi non al prezzo di vendita, ma alle “microtrasnazioni”. Una volta avviato il gioco, per rendere più forte il proprio personaggio, o per acquistare solo degli abbellimenti estetici per il proprio avatar, è possibile pagare. Ci sono dei giochi – come Fortnite – che si presentano come gratuiti, ma che incassano centinaia di milioni di dollari con le microtransazioni. Meglio saperlo. E meglio sempre tenere d’occhio l’estratto conto della carta di credito. Evitiamo brutte sorprese!
Testi: Andrea Canton