Luigi Ceccarini (Università di Urbino) al quarto incontro del percorso “Comunicazione e Misericordia”:
la rivoluzione del web nella democrazia post-rappresentativa
«La Rete può diventare uno strumento importante per rendere la cittadinanza più forte» ma bisogna evitare lo “slacktivism”, «un attivismo da poltrona. La partecipazione del cittadino non si può limitare ad un click o ad un “mi piace”».
Luigi Ceccarini, politologo dell’Università di Urbino e autore del libro “La cittadinanza online” (Il Mulino), è stato il protagonista della quarta diretta web del percorso “Comunicazione e Misericordia”, voluto dall’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della CEI e da WeCa. L’incontro ha preso il via da ciò che Papa Francesco ricorda nel suo messaggio per la 50° Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali, cioè che “Anche in Rete si costruisce una vera cittadinanza».
«Non sono un web-ottimista o uno che si esalta facilmente di fronte alle potenzialità della Rete», si è schernito Ceccarini, «ma il web può contribuire a creare una sintonia forte tra i cittadini e la loro comunità di appartenenza». Tra i vantaggi più rilevanti la condivisione e la trasmissione delle informazioni: «È più semplice trasmettere i nostri punti di vista. Possiamo protestare, raccogliere informazioni, attivarci». Ma questo non basta: «La dimensione digitale della cittadinanza non sostituisce le altre».
Ceccarini ricorda come proprio in Italia sia in discussione alla Camera una Carta dei diritti del web: «È un documento importante perché ricorda come anche in rete valgano gli stessi valori contenuti nelle dichiarazioni dei diritti dell’uomo e nelle Costituzioni». Tra questi il diritto all’accesso al web e il diritto a un’educazione digitale: «Questa Carta è il primo esperimento del genere a livello mondiale, che può essere un punto di riferimento sia per i legislatori che per gli operatori del web». Anche il “diritto all’oblio”, la possibilità cioè di chiedere la cancellazione dagli indici dei motori di ricerca di informazioni potenzialmente lesive ma superate dagli eventi, è tra i diritti previsti: «Questo può avvenire in un ambiente più in sintonia con una vera idea di cittadinanza».
Ma la Rete non è solo uno strumento capace di favorire informazione e partecipazione: è un ambiente che ha cambiato la struttura stessa della polis. Ceccarini evidenzia due aspetti di questa democrazia che definisce “post-rappresentativa”: «C’è una maggiore ibridazione tra vecchi e nuovi media, basta pensare ai tweet dei politici rilanciati dai telegiornali, ma c’è anche sempre più disintermediazione. Anzi, si può dire che i maggiori influencer della rete stiano diventando i nuovi mediatori della comunicazione». Ceccarini cita John Keane, che parla di “democrazia del monitoraggio” e Pierre Rosanvallon che parla di “controdemocrazia”: «Nella democrazia post-rappresentativa le elezioni sono importanti, ma l’attività politica dei cittadini non si esaurisce qui. Il web garantisce ai cittadini un ampio potere di monitoraggio, di stare insomma “col fiato sul collo” a chi ci governa».
Ma come già ribadito, ciò che avviene in Rete non resta confinato in Rete: «Partecipare vuol dire usare il web per informare e mobilitare. Il rapporto tra l’”on-line” e l’”off-line” è un grande volano per la partecipazione». I cristiani sono chiamati ad attivarsi: «La Rete è una metafora: è un insieme di nodi collegati tra di loro. Anche i valori dei cristiani possono essere trasmessi attraverso i new media. Questi valori sono i valori di persone impegnate come genitori, come cittadini, come attivisti nel volontariato».